choisie et traduite par Irène Dubœuf
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« Chaque histoire est un enchevêtrement d’innombrables histoires, une accumulation d’élans et de départs. » Ph., G.AdC LO SPESSORE DELL’OMBRA (estratto) «L’aria è piena di anime» avverte Pitagora. E l’anima è un vento che parla e la parola è corpo, gesto, cammino. Ogni storia è groviglio di innumerevoli storie, cumulo di abbrivi e di partenze. Non è perdita l’addio se lascia tracce nelle stanze aperte del cuore. Così, nel variare dei verdi, nel trasmutare dell’ora, lui che ha volte si teme disperso, ombra lui stesso d’inconsistenza, sa infine di stare nel poco che è molto, di seguitare abitato da quanto ancora pulsa e ripete un copione tutto da ampliare e da leggere meglio: spettacolo interminabile con diversi attori e fondali da cambiare di continuo. Ombre alle ombre si aggiungono, hanno lo stesso spessore di quelli avidi e confusi che vagano nel recinto brulicante dei vivi, ma raffrenate queste da un patto concluso. Non è uno spazio appartato, né uno stretto giardino: recinto di fiori, di arbusti (la tuia, il loto, l’ortensia, il gigantesco agrifoglio). È la sponda di un sogno e tocca il cuore se il battito rallenta, abbuia le pupille se è un altro vedere. In un tempo che esclude le ore di un’estate fra tante, recide il presente, accosta quel che sembrava perduto e lo fa chiaro e segreto, ancora da intendere. Non è la discesa in un Ade improbabile, non un viaggio nel paese dei Cimmeri. È inadeguato chiamare ombre queste che si appressano se all’ombra annettiamo il riflesso di una parvenza. Non sono larve, frammenti. Hanno mani, hanno piedi, e nomi e gesti. Abitatori di un mondo senza peso si rendono alla durata. Scaglie di una lacerazione si ritraggono all’ordito. Alle domande mute mute rispondono. Non abitano inferni vigilati da mostri né paradisi sorvolati da angeli pazienti: restano in mezzo a noi queste ombre, ci chiamano. Hanno lasciato le loro carni a marcire dentro loculi angusti o sotto strati di terra scura, sono uscite dai corpi vuoti, senza respiro. Tornano sciolte, leggere, nel rumore dei giorni, niente del mondo potrà mai più toccarle. Pare a volte di udirne la voce, ne ascolti la frase che ti confortò o che ti offese. A volte ne scorgi le mani irrequiete, il colore degli occhi. A volte spostano una sedia, un libro, un cuscino ricamato; a volte ti precedono in una strada affollata e nemmeno si voltano. Ferme alle porte di una città senza nome attendono solo che tu gli vada incontro per un saluto breve. Elio Pecora, “Lo spessora dell’ombra”, Rifrazioni, Mondadori Libri, Collezione Lo Specchio, Milano, 2018, pp. 82-84.
Aux demandes muettes, muettes elles répondent.
Elles n’habitent pas des enfers gardés par des monstres ni des paradis survolés d’anges patients : ces ombres-là restent au milieu de nous, elles nous appellent. Elles ont laissé pourrir leur chair dans des niches funéraires ou sous des couches de terre obscure sont sorties des corps vides, sans respiration. Elles reviennent, légères, se fondent dans le bruit des jours plus rien de ce monde ne pourra les toucher. On dirait que parfois on entend leur voix, on perçoit la phrase qui réconforta ou offensa. Parfois on aperçoit leurs mains agitées, la couleur de leurs yeux. D’autres fois elles déplacent une chaise, un livre, un coussin brodé, il arrive qu’elles vous précèdent dans une rue emplie de monde et elles ne se retournent même pas. Immobiles aux portes d’une ville sans nom, elles attendent simplement que vous alliez à leur rencontre pour échanger un rapide bonjour. Traduction en français inédite d’Irène Dubœuf pour Terres de femmes |
| ELIO PECORA Source ■ Voir | écouter aussi ▼ → (sur Italian Poetry) une notice bio-bibliographique sur Elio Pecora → (sur raiplay.it) Pino Strabioli incontra Elio Pecora, con cui parla della sua raccolta di poesie Rifrazioni (14/03/2018) |
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